Catenaccio #95
Messi fischiato a Hong Kong, 200 gol di Immobile, il Bayern e i mondiali di nuoto.
Questo è il numero #95 di Catenaccio, una newsletter che parla di sport, cultura e società.
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IL CONTROPIEDE
La sportellata settimanale di Gabriele Moretti
Durante le scorse settimane l’Inter Miami - la squadra di Messi, Suárez, Busquets e Jordi Alba - ha attraversato l’Asia per una serie di partite amichevoli (e promozionali) contro le migliori squadre locali. Come forse avrete letto in giro, la prima tappa del tour è stata l’Arabia Saudita, dove Miami è stata sconfitta 6-0 contro l’Al Nassr di Cristiano Ronaldo (assente per problemi fisici) grazie a una tripletta di Talisca, a un bellissimo gol su punizione da oltre la linea di centrocampo di Laporte e ai gol di Otavio e Mohamed Maran. La seconda partita è stata giocata ad Hong Kong contro una rappresentativa del campionato locale - vinta agilmente per 4-1 dagli statunitensi - e la terza a Tokyo contro i campioni giapponesi del Vissel Kobe, squadra in cui fino alla scorsa stagione giocava Andrés Iniesta.
Dopo la tournée asiatica dei pink flamingos, Messi avrebbe dovuto giocare due partite in Cina, non più con la maglia rosa ma con la divisa albiceleste. La prima contro la Nigeria ad Hangzhou e la seconda contro la Costa d’Avorio a Pechino. Il tutto per rimediare a quanto accaduto a novembre, quando le amichevoli dell’Inter Miami in terra cinese furono annullate per “circostanze inaspettate” (ufficialmente la morte del primo ministro Li Keqiang). Tuttavia, dopo la partita di Hong Kong, Messi non andrà in Cina nemmeno questa volta, ma non per colpa della pandemia né per la morte improvvisa di qualche importante figura istituzionale.
Le due partite in Cina sono state annullate (con buona pace delle due finaliste di Coppa d’Africa, vere vittime innocenti della questione) a causa di un disastro commerciale da attribuire all’Inter Miami e a Tatler Asia - organizzatore dell’evento - nell’amichevole di Hong Kong, un disastro commercialmente ben più grave della brutale sconfitta contro l’Al Nassr a Riyadh.
Il 4 febbraio, in occasione dell’amichevole con l’Inter Miami, circa quarantamila appassionati hanno riempito l’Hong Kong Stadium fino all’ultimo sedile disponibile - pagando biglietti che arrivavano fino ai 600€ per sedersi in tribuna! - principalmente per un motivo: veder giocare con i propri occhi - probabilmente per l’unica volta nell’arco delle loro vite - il giocatore più forte del calcio contemporaneo: Lionel Messi. Di certo nessuno, neanche i più ottimisti, si aspettava di vedere una delle sue partite più illuminate. Si sapeva anche non avrebbe giocato novanta minuti. Qualche decina di minuti, però, qualche sprazzo di classe, un giro di campo e un saluto al pubblico, però, sarebbero forse stati sufficienti a soddisfare la sete del pubblico. Messi, invece, non è mai entrato in campo a causa di un fastidio all’adduttore. Non ha concesso nemmeno un piccolo show di riscaldamento, qualche palleggio pre o post partita, un giro di campo per salutare il pubblico. Niente.
Gli hongkonghesi, e non soltanto quelli presenti allo stadio che lo hanno inondato di fischi al grido di “Wui seoi! Wui seoi!” (letteralmente: “Rimborso! Rimborso!”), non l’hanno affatto presa bene. Né lo hanno fatto, come abbiamo visto, le autorità governative locali e cinesi. D’altra parte, la promozione dell’evento aveva tutt’altre premesse rispetto all’evento sportivo in sé. Tatler Asia aveva definito l'incontro "più di una partita di calcio", ma un festival di due giorni - chiamato Tatler XFEST - avrebbe riunito sport e intrattenimento per “elevare lo status di Hong Kong come città mondiale dell'Asia" e, sebbene non fosse mai stata garantita la sua presenza, tutta la componente grafica della campagna dell’XFEST era ovviamente incentrata su Lionel Messi.
La faccenda si è ulteriormente aggravata tre giorni dopo, quando - nella terza e ultima amichevole della tournée, giocata a Tokyo - Suaréz, Busquets e Jordi Alba hanno giocato dal primo minuto mentre il numero dieci argentino è entrato al 60’ giocando quaranta minuti, supplementari e rigori. Secondo quanto lui stesso ha raccontato in conferenza stampa, ovviamente Messi non ha nulla contro Hong Kong e spera di tornarvi il prima possibile: nella partita in Arabia ha avvertito un fastidio e non si sentiva di rischiare un infortunio più serio. Tre giorni dopo, invece, sentiva il problema superato e quindi ha deciso di scendere in campo. Nulla di strano.
Tuttavia, come abbiamo detto, Hong Kong e Pechino non hanno placidamente accettato le scuse, ma, anzi, hanno reagito piuttosto veementemente, visti anche gli sforzi economici finalizzati a far tornare Hong Kong un centro dell’intrattenimento mondiale dopo anni di restrizioni pandemiche e non solo (nell’ultimo anno - per esempio - Taylor Swift, i Coldplay e Harry Styles non si sono esibiti ad Hong Kong, ma lo hanno fatto nelle rivali Singapore e Tokyo).
Mercoledì scorso, dopo la vittoria ai rigori contro il Vissel Kobe, un editoriale del tabloid statale cinese Global Times ha affermato che la spiegazione dell'infortunio era "poco convincente" e che "l'impatto di questo incidente è andato ben oltre il regno dello sport". Secondo Sam Goodman, Senior Policy Director presso il China Strategic Risks Institute e consulente di Hong Kong Watch (un think tank indipendente duramente colpito dalle nuove leggi sulla sicurezza nazionale) questi grandi eventi internazionali non sono altro che l’ennesima forma di sportwashing, ovvero un modo per distrarre la popolazione e, soprattutto, il mondo, dal fatto che la Cina stia sostanzialmente cancellando ogni libertà residua e inglobando la città-stato nel suo sistema di potere.
Di conseguenza, ogni avvenimento che in qualche modo possa danneggiare la reputazione o frenare l’operazione di pulizia della facciata, viene percepito da Pechino e dai suoi sgherri come una mossa politica in funzione anticinese. In effetti, David Beckham è stato pesantemente criticato dagli attivisti pro-Hong Kong per la scelta di disputare quest’amichevole. Allo stesso tempo, rimane difficile pensare che Lionel Messi - una persona che senza alcuno scrupolo ha stipulato un accordo multimilionario con il sanguinario regime saudita e che si è felicemente piegato ai siparietti qatarioti - abbia rinunciato a giocare per scrupolo politico.
Allo stesso tempo, anche i boati del pubblico sono stati, quasi sicuramente, più sinceri di quanto ci voglia far credere la Cina. Quelle quarantamila persone erano davvero lì per vedere giocare una semi-divinità del calcio, il loro idolo, colui che ogni appassionato vorrebbe vedere almeno una volta a pochi metri da sé. Erano davvero stati ingannati - forse involontariamente - dalle pubblicità ed erano davvero profondamente delusi non solo o non tanto dalla sua assenza, ma dalla totale mancanza di empatia nei confronti di chi era lui solo per lui.
Da questo pasticciaccio, che può sembrare poco interessante, sorgono però delle domande importantissime per il futuro del calcio e non solo. Qual è il confine tra sport e intrattenimento? Quali sono i “doveri” che uno sportivo nutre nei confronti del pubblico?? Noi chi siamo, spettatori o tifosi? Come si devono comportare i grandi club e i campioni nei confronti di regimi così potenti, così ricchi, così “irritabili”? Questo breve articoletto sulle vicende di Messi a Hong Kong non ha la pretesa di trovare, ma neanche di affrontare tangenzialmente, le risposte alle domande di cui sopra. Tutto ciò che si propone di fare - nel suo piccolo - a è di provare stimolare una riflessione critica sul gioco che amiamo di più.
4-4-2
Sport e numerologia con Alessandro Ginelli.
1 - Come il punto in 3 partite raccolto dalla Juventus dal momento in cui si è momentaneamente trovata in testa alla classifica di Serie A. La crisi dei bianconeri si è aperta nel momento peggiore, quello che non ti aspetteresti mai da una squadra di Allegri. Il weekend e la sfida di Verona ci diranno di più sul futuro della Juventus e sulla sua resilienza.
3 - Come le medaglie conquistate fin qui da Lisa Vittozzi nell’edizione 2024 dei Mondiali di Biathlon, in corso in questi giorni a Nove Mesto in Repubblica Ceca. Un’edizione indimenticabile per la sappadina che è un talento estremamente brillante e fin troppo sottovalutato nel firmamento dello sport azzurro e che finalmente si sta prendendo le luci della ribalta. A due anni da Milano-Cortina 2026 la migliore delle notizie.
123,4 - I milioni di persone che in America si sono connesse alle varie piattaforme per guardare il Super Bowl LVIII. Sarà ricordato come il Super Bowl di Taylor Swift probabilmente, ma anche in campo non è mancata l’emozione con i Kansas City Chiefs di Pat Mahomes che hanno conquistato la vittoria nei tempi supplementari. Curioso che la finale del Festival di Sanremo e il Super Bowl fossero nello stesso weekend. Così vicini e così lontani.
76 - Il nuovo top ranking ATP di Luciano Darderi, tennista italiano classe 2002 che a Cordoba ha vissuto una settimana da sogno, vincendo il torneo partendo dalle qualificazioni mietendo anche qualche vittima illustre sulla sua strada, come il tedesco Hanfmann e l’argentino Baez. Si fa realmente fatica a non parlare di “Effetto Sinner” ma la realtà è che siamo pieni di talento anche con la racchetta in mano.
0 - Come i tiri in porta del Bayern Monaco nell’ottavo di finale perso in casa della Lazio. È difficile pensare ad un’altra occasione nella storia in cui i bavaresi abbiano offerto una possibilità così ghiotta a un avversario di livello sicuramente inferiore in questo stadio della competizione. Ma la squadra di Sarri ha tutti i meriti del caso e merita di andare all’Allianz con un bel sogno nel cassetto.
5 COSE
Matteo Orlandi ha 5 opinioni su tutto.
Ciro Immobile ha segnato 200 gol in Serie A in 341 partite, 168 con la maglia della Lazio. La sua media gol è la terza più alta tra tutti i primi venti migliori marcatori della storia del nostro campionato. Per trovare attaccanti con medie superiori alle sue bisogna andare a pescare Nyers e Nordhal, attaccanti di un calcio visto solo in fotografie in bianco e nero. Tre volte capocannoniere, recordman di reti in una singola stagione, scarpa d’oro. La sua media gol è migliore di quella di Totti, Vieri, Inzaghi, Toni, Gilardino, Vieri, Del Piero, Di Natale, ma anche di Higuain, Batistuta, Ibrahimovic, perfino Lautaro. Numeri individuali semplicemente abnormi, purtroppo non accompagnati da un palmares all’altezza. All’alba dei 34 anni, con un fisico sempre più deficitario dopo tante rincorse e irrimediabilmente lontano da un riconoscimento mediatico collettivo che non arriverà mai (forse solo quando appenderà gli scarpini al chiodo), Ciro sembra ormai non curarsene, sereno (più o meno) nel suo harem biancoceleste. Cinque gol per rinfrescarci la memoria, in un momento della sua carriera in cui le forze sembrano improvvisamente tornate
1. Roma-Torino 2-1, 25.01.2014
Immobile è esploso in Serie A relativamente tardi, a 24 anni, nel mirabolante Torino di Ventura. Dopo una stagione di singhiozzi a Genova, Immobile doveva togliersi in fretta l’etichetta dell’attaccante buono solo per la Serie B. Lo fa con un annata strabiliante da 22 gol in 33 presenze. Il più bello (a pari merito con una botta terrificante da trenta metri contro il Genoa) arriva nello stadio che presto diventerà la sua casa. Lancio perfetto a spiovente di Kurtic, Immobile segue con gli occhi la palla e la lascia entrare con calma nella sua disponibilità di tiro. La porta è lontanissima e defilata, la palla rimbalza alta. Immobile colpisce di pura potenza. La palla parte come un bolide, si inarca e finisce nell’angolo più alto, con De Sanctis inchiodato sui piedi. Un gol da attaccante poderoso, su cui il Borussia farà un grande investimento da 22 milioni quell’estate, individuando in Ciro il sostituto ideale di Lewandoski. Un’investitura importante. Andrà male, ma c’è tempo.
2. Verona-Lazio 0-3, 24.09.2017
La storia d’amore tra Immobile e la Lazio scocca subito, senza perdere tempo. Ciro fa 26 gol il primo anno, dopo un paio di pellegrinaggi senza fortuna per l’Europa. Il secondo anno arriva a mettere a segno 41 marcature, un marziano a Roma. La Lazio di Inzaghi cresce come una torta nel forno ma quell’anno chiude quinta dopo il tragico ultimo match con l’Inter (quello dove l’ha presa Vecino). Immobile è forse nel suo prime. Tra i 29 centri in campionato, questo al Bentegodi contro il disastroso Verona di Pecchia merita un cenno per l’abilità tecnica messa in mostra da Immobile, che riceve palla al limite dopo una transizione condotta splendidamente proprio da lui, e fredda due difensori con un movimento palla al piede da cecchino. Un gol dal coefficiente di difficoltà altissimo, fatto apparire per una passeggiata al parco, forse il paradosso più grande di Immobile, un attaccante che soprattutto nei suoi anni più letali non è mai sembrato sforzarsi troppo per fare gol. Non c’è in lui la ferocia di Lautaro, la potenza prodromica di Vieri o l’atletismo di Ibrahimovic, doti in grado di fare innamorare l’opinione pubblico. C’è però di tutto, in dosi massicce.
3. Cagliari-Lazio 2-2, 11.02.2018
Questo gol va assolutamente rivisto prima di leggere le righe che seguono. Non vederlo o non ricordarlo, rischia di annacquare il fatto che parliamo semplicemente di un gol irreale, forse il più bello della sua carriera, di certo il suo preferito Il colpo di tacco dal limite dell’area, con pallonetto imprendibile è una gemma per genio e delicatezza tecnica. Immaginate la narrazione intorno a questo gol se lo avesse realizzato Ibrahimovic o Cristiano Ronaldo.
4. Benevento-Lazio 1-1, 15.12.2020
Immobile ha segnato in ogni modo. Il taglio sul movimento dell’ultimo difensore, giocando come un equilibrista sulla linea del fuorigioco è il suo marchio di fabbrica. Il primo gol al Celtic in questa Champions League ne è un limpido manifesto. La capacità più grande di Immobile peró è forse quella di saper segnare dal nulla, di saper trasformare palle assolutamente innocue ed interlocutorie in gol improvvisi, come dei colpi di frusta. A Benevento, in una sfida tra fratelli Inzaghi nel vuoto del covid, una perla di acrobazia. Palla morta a centro area, Immobile è in ritardo sul difensore, al limite dell’area. Gli basta un guizzo; protende la gamba e colpisce senza guardare in direzione della porta, lasciando secco il povero Barba. La palla si arrampica in cielo ed entra mortifera. Un golazo.
5. Lazio-Napoli 2-0, 20.12.20
Immobile è anche un grande colpitore di testa. Cinque giorni dopo la magia estemporanea di Benevento, arriva un gol da attaccante purissimo, meraviglioso per pulizia del movimento ad allontanarsi dai due difensori e per atletismo del salto. Il fatto che il suo marcatore diretto sia un difensore fenomenale come Koulibaly (un difensore più volte scherzato da Immobile) rende il gol un’ accademia del colpo di testa. Un attaccante completo.
LA QUALITÀ CI HA ROTTO IL C**O!
I momenti più imbarazzanti della settimana secondo Leonardo Salvato.
In un tempestoso tardo pomeriggio romano, l'Inter si prende probabilmente 2/3 di scudetto, centrando una vittoria importantissima, specie alla luce della storia della partita: passata in vantaggio, ha subito il ritorno e il controsorpasso della Roma, che aveva chiuso la prima frazione sul 2-1. Nella ripresa però i nerazzurri si affidano alla loro nuova stella Thuram, che prima firma il pari, poi apparecchia affinché Angeliño realizzi lo sfortunato autogol del 3-2. Il tutto davanti agli occhi, attoniti, del vecchio idolo della Milano nerazzurra, il simbolo dello scudetto numero 19, Romelu Lukaku. Che non ci sta a fare la parte del comprimario nella "sua" partita: è il 70' minuto quando Pellegrini vede lo scatto del solissimo centravanti belga, e lo serve sulla corsa diretta verso la porta dell'interista Sommer. Poi qualcosa accade, è il risultato è un momento carico di tensione, più emozionante di quella volta in cui Peter Griffin ha dimenticato come ci si siede...
La settimana appena trascorsa è stata anche quella del grande ritorno della Champions League, per l'ultima fase finale della versione "storica" della più prestigiosa competizione europea per club. Quale modo migliore per ricominciare se non con gli splendidi campioni in carica del Manchester City, chiamati ad affrontare il Copenaghen, capace durante la fase a gironi di raccogliere lo scalpo nientemeno dei cugini dello United? La gara, come prevedibile, viene vinta dagli inglesi, capaci di far valere la superiorità tecnica degli uomini a loro disposizione. Eppure è proprio uno di loro, il portiere Ederson, a regalare un brivido lungo la schiena ai propri tifosi. Come avrebbe detto un altro grande inglese, "c'è del marcio in Danimarca"...
Se però, nonostante i goffi tentativi di auto sabotaggio, una superpotenza come il City certifica il suo status vincendo quando chiamata a farlo, un'altra superpotenza del calcio europeo, il Bayern Monaco, sembra aver definitivamente abdicato al nuovo che avanza, rappresentato dal Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, a +5 sui bavaresi e definitivamente lanciato verso il primo, storico titolo nazionale delle "aspirine", che andrebbe a interrompere un dominio ormai ultra-decennale del Monaco. Una squadra in confusione, come in confusione è il suo tecnico, Thomas Tuchel: se infatti all'ex Chelsea non va proprio giù il gol del "suo" Stanisic, resta comunque inspiegabile l'atteggiamento impassibile della sua difesa sulla rimessa laterale che ha portato proprio al gol del laterale croato. Come è inspiegabile il terzo gol, arrivato col portiere fuori dai pali, andato a saltare nell'area avversaria su un calcio d'angolo a favore senza alcun apparente motivo valido.
I CONSIGLI DEL DIRETTORE
Libri, film, articoli, podcast, serie tv, videogiochi e tante altre cose che Lorenzo Lari vi consiglia di cuore.
La Juventus è prigioniera di sé stessa, di Alex Campanelli [ARTICOLO]:
"I miglioramenti che hanno portato la Juve a essere una contendente credibile per lo scudetto per molti mesi non passano dunque per un effettivo miglioramento nel gioco, quanto per fattori intangibili e non misurabili, come la capacità del gruppo squadra di calarsi alla perfezione nel copione voluto da Allegri (in questo sì un grande affabulatore), l'autoalimentarsi della consapevolezza della propria forza vittoria dopo vittoria, l'abilità nel pescare il jolly giusto al momento giusto, sia che serva a indirizzare la partita sui binari preferiti dalla Juve permettendole di difendere basso, sia all'ultimo respiro grazie ai colpi dei propri campioni. Perché la Juventus, checché se ne dica nei salotti più o meno schierati a sostegno di un certo tipo di narrazione, ha dei campioni in rosa, che molto spesso ne hanno mascherato i difetti ed esaltato i pregi, almeno fin quando non sono diventati capri espiatori." Game, set and match Alex Campanelli. Articolo da studiare nelle scuole.Gregorio Paltrinieri | BSMT [PODCAST]:
Gregorio Paltrinieri è un campione straordinario. Il prototipo dell'atleta perfetto. Faccia pulita, umiltà, ironia e la consapevolezza di essere ancora oggi uno sportivo con doti eccezionali e con tanto da dare allo sport italiano. Tutto questo emerge chiaramente nella bella chiacchierata uscita qualche settimana fa sui canali Spotify e Youtube del Basement, il podcast condotto da Gianluca Gazzoli. Una piacevole intervista, con alcuni spezzoni - come quello dove Greg si appresta a spiegare le differenza tra il nuoto in piscina e quello nelle acque libere - veramente degni di nota."Felicità®", di Will Ferguson [LIBRO]:
Una chicca da non farsi sfuggire. Il libro di Will Ferguson, recentemente ripubblicato da Accento Edizioni (la casa editrice di Alessandro Cattelan), sa fare riflettere e divertire. Una gigantesca metafora della vita ai giorni nostri, quelli del consumismo più sfrenato. Dopotutto, cosa succederebbe se domani i bisogni consumistici - reali o presunti che siano - dell'uomo, smettessero di esistere? Scopritelo insieme a Edwin de Valu, giovane editor a cui verrà sconvolta l'esistenza.
Pic of the week
La foto più bella della settimana secondo la redazione di Catenaccio
Doha, Qatar, 11 febbraio 2024 - La squadra di nuoto sincronizzato della Slovacchia durante i mondiali di nuoto in svolgimento all’Aspire Dome in Doha.
(Foto di Manan Vatsyayana / AFP)