EuroCatenaccio #2
La questione politica a Euro2024, cinque possibili Italia-Croazia e tanto altro.
Questo è il secondo numero speciale di Catenaccio dedicato a Euro2024, una serie di cinque uscite settimanali, in formato leggermente ridotto, completamente dedicate al Campionato Europeo di calcio 2024.
Cari Catenacciari, buongiorno, buon fine settimana!
Vi piace quello che facciamo? Volete aiutarci a fare sempre di più e sempre meglio? Ci tenete a sostenere la narrazione e l'analisi sportiva fatte in un certo modo? Associatevi a Sportellate!
Oltre ad essere il sito che tutti conoscete, Sportellate è un'associazione culturale nata con l'obiettivo di promuovere un’idea sana e costruttiva di sport, discutere del suo valore sociale e della sua importanza nel favorire l’inclusione e l’innovazione.
Quanto costa associarsi? Solo 25€ per tutto il 2024! Detto in altre parole, sono 6 centesimi al giorno. Questi soldi verranno reinvestiti per darvi un prodotto sempre più di qualità e contribuiscono a sostenere un progetto indipendente e convinto che lo sport sia la forma di intrattenimento più raffinata che esista e abbia un’importanza che va oltre il gesto atletico.
Come al solito, ricordatevi che potete scriverci per fare domande a Matteo, per insultarci, farci i complimenti, criticarci o qualsiasi altra cosa vogliate comunicare a catenaccio.sportellate@gmail.com o su tutti i canali social di sportellate.it
L'Europeo di Sportellate non è solo Catenaccio, articoli e considerazioni sparse! Potete infatti acquistare il nostro magazine con le guide a Euro 2024, ascoltare il nostro podcast Charisteas o iscrivervi alla nostra lega del FantaEuropeo.
Buona lettura e non dimenticate di condividere Catenaccio con i vostri amici!
IL CONTROPIEDE
La sportellata settimanale di Simone Renza
Mbappè, Thuram e Unai Simon: perché e come sbilanciarsi
I risultati delle elezioni europee sono stati chiarissimi: in Germania, Francia e Italia la destra estrema (i fascisti, per intenderci) si consolida e cresce, sommandosi a scenari già consolidati come Polonia, Ungheria o Repubblica Ceca. Questa nuova ondata nera ha generato profondo dibattito e sconcerto nel mondo politico e sociale tanto che, in Francia, Macron ha convocato nuove elezioni parlamentari. Dinanzi a tale radicalizzazione e polarizzazione gli scenari transalpini vedono due formazioni ben distinte schierarsi, due fronti contrapposti: il Nouveau Front Populaire - la coalizione di sinistra - e il Rassemblement National - la destra lepeniana.
È noto come in Francia i giocatori abbiano spesso espresso, senza remore, le proprie inclinazioni e il proprio orientamento politico. Si pensi ai vari Lilian Thuram, Zinedine Zidane ed Eric Cantona. Andando indietro, in tempi passati, si trovano le radici profonde di questo atteggiamento, che affondano nella nascita del primo sindacato dei calciatori professionisti L'Etoile Rouge, datata maggio 1968. In linea con questa tradizione, due esponenti di spicco della nazionale francese - Kylian Mbappé e Marcus Thuram, figlio di Lilian - impegnata in Germania, si sono esposti pubblicamente, affermando a chiare parole che la destra fascista e razzista non deve vincere.
Le loro parole hanno, ovviamente, generato un'ondata di sdegno populista fondato sull’idea che un milionario privilegiato quale è Mbappè non sia degno di esprimere perché, per l’appunto, ricco famoso e privilegiato, dunque ipocrita. Argomentazione, che, francamente, appare risibile da qualunque angolo la si osservi. I calciatori, a meno che non li si consideri scimmiette da circo, proprio per la loro capacità di influenzare e di generare dibattito, anche in un ambito mainstream come il campionato europeo, debbono necessariamente partecipare al dibattito democratico e politico.
Sono parte piena della società, come tutti gli altri, e spesso grazie alla loro visibilità e alla sensibilità dovuta alle molto spesso umili origini, sono in grado di portare a galla istanze profonde e diversità marcate che, all'occhio di un cittadino non particolarmente attento, possono sfuggire. Si pensi alla questione razziale e a quella della banlieu, tema che in Francia è da sempre all’ordine del giorno e che, non raramente, sfocia in potreste massicce e guerriglia tra le strade delle grandi metropoli. Posto che molti dei componenti della nazionale bleu sono diretta espressione delle banlieu e vivono sulla propria pelle il razzismo (si ricordi il caso di Vinicius Jr), per loro diventa ancor più doveroso esporsi e sostenere istanze democratiche e pluraliste.
Cosa c'entra Unai Simon, che ho menzionato nel titolo? Per chi non lo sapesse, proprio a seguito dello "scandalo" suscitato dai due attaccanti francesi, gli è stato chiesto da un giornalista cosa pensasse a riguardo. La sua risposta ha lasciato basiti da un lato, dall’altro è stata la più convenzionale delle repliche: Simon ha serenamente ammesso che, secondo lui, i giocatori non dovrebbero parlare di politica ma solo e soltanto di campo e di calcio.
Perché? Il momento è politicamente e socialmente critico e pericoloso, proprio nell'ottica di voler seguire la strada di un’Europa che non sia esclusivamente uno spazio di libera circolazione di merci e capitali ma, anche e soprattutto, di idee, di società, di pensiero, di diritti, di pace, di cultura, di integrazione tra popoli. Diceva un occhialuto intellettuale sardo un secolo, o forse più, fa "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti".
Dovremmo seguire questa via tracciata perché la politica occorre viverla per come essa ci attraversa quotidianamente. Ci vorrebbero più Mbappé, più Thuram e meno Unai Simon.
¡Que viva la politica, qui viva el futbol!
4-4-2
Sport e numerologia con Alessandro Ginelli.
5 - Come gli autogol ufficialmente assegnati dalla UEFA nella prima settimana di Euro 2024. In un Campionato Europeo che fatica a individuare un potenziale capocannoniere, ecco che fioccano gli autogol dei difensori, mai così tanti in un primo giro di partite.
23 - Come i secondi che sono serviti a Nedim Bajrami per segnare il gol più veloce della storia degli Europei. Per riuscire in questa impresa l’albanese ha avuto bisogno di una bella mano, anzi due, dalla rimessa laterale di un leggero Federico Dimarco. Per fortuna non ci é costata i 3 punti, vista la prestazione contro la Spagna.
2 - Come i gol annullati a Romelu Lukaku nel match d’esordio del Belgio, che é stato sconfitto a sorpresa per 1-0 dalla Slovacchia. È stata un’altra di quelle giornatacce che sono diventate quasi un classico nella carriera di Big Rom. Una maledizione che sembra abbattersi ciclicamente sull’attaccante belga, in attesa del riscatto.
2005 - L’anno di nascita di Arda Güler, l’autore del gol più bello di questa prima giornata di Euro2024. Nato nel 2005, il turco si appresta ad affrontare il secondo anno nel prezioso ruolo di calciatore del Real Madrid. Sarà un altro anno in cui faticherà a trovare spazio, visto che ogni stagione Florentino Perez compra ulteriori talenti offensivi, intanto nelle competizioni europee Güler fa capire perché i Blancos credono in lui.
4 - Come i gol segnati nel 2024 da Wout Weghorst con la maglia Orange della Nazionale Olandese. Il dato eclatante è che questi 4 gol siano arrivati con soli 7 tiri in poco più di 80 minuti in campo, dimostrando un’incredibile confidenza con il fondo della rete. C’è un motivo se Joshua Zirkzee non figurava nei convocati fino a poco prima dell’inizio dei Campionati e questo motivo si chiama Wout.
5 COSE
Matteo Orlandi ha 5 opinioni su tutto.
Come forse potrete sapere, l’Italia è stata schiantata dalla Spagna senza quasi opporre la minima resistenza. Questo vuol dire che lunedì ci aspetta il più tradizionale dei dentro fuori. Con una vittoria o un pareggio siamo dentro, con una sconfitta siamo presumibilmente fuori. Che c’è di meglio di un bel dentro fuori contro una delle squadre più esperte della manifestazione? Immaginiamo come andrà secondo alcuni topici della narrazione della nazionale italica.
L’Italia s’è desta
Finalmente 90 minuti di grande qualità. Palleggio, tecnica, personalità. L’Italia è una creatura nuova, si trasforma in un piccolo Napoli e domina una Croazia inerme con un secco 2-0, un gol per tempo. Scamacca si sblocca con una doppietta, Chiesa torna quello del 2021, Fagioli entra nella ripresa e fa vedere calcio, tutto sembra funzionare. Andiamo avanti con tante speranze.Vince la paura
L’Italia non vuole perdere, la Croazia non riesce a vincere. Spalletti rintana gli Azzurri che si producono in una prestazione horror, dettata solo dal terrore di prendere gol. La Croazia prova a ruminare gioco ma a ritmi troppo bassi per pensare di impensierare la difesa azzurra. La partita è orribile, le telecamere riprendono El Shaarawy che sbadiglia in panchina. Non succede niente per 90 minuti, la Croazia è fuori, l’Italia è dentro ma il cielo è grigio. Spalletti a fine partita parla di categorie e corto muso.La rivoluzione
Spalletti decide che così non si va da nessuna parte e ribalta la squadra. Si piazza a tre con Mancini a completare il terzetto difensivo. A destra la diligenza di Darmian e a sinistra il rilancio di Dimarco, più a suo agio nella difesa a cinque. Davanti bocciato Chiesa, spazio a Raspadori di fianco a Scamacca. L’Italia non è a suo agio nei primi minuti ma cresce nella ripresa portando a casa una vittoria per 0-1 con gol su mischia di Frattesi. Un’altra Italia è possibile?Lo psicodramma
Andiamo verso lo 0-0. La partita non ha visto molto scossoni. Nel primo tempo l’Italia ha approcciato bene la partita, anche con un paio di occasioni importanti sciupate davanti a Livakovic. Barella prende un palo a fine primo tempo. La Croazia peró tiene botta e con il passare dei minuti cresce, tiene la palla con più ordine e inizia bene la ripresa. Al sessantesimo Scamacca tira una gomitata a Pongracic e prende rosso diretto con il var. Spalletti è nel panico e arrocca tutta la squadra dietro con Zaccagni unica punta. Donnarumma fa un paio di grandi parate, Modric arringa la folla croata, la partita è cattiva e tesissima. Al minuto 85 calcio d’angolo per la Croazia.Il cappotto
Fa male vederlo, ma la Croazia ci surclassa. Un gol subito, dopo quindici minuti, una capocciata di Pasalic da dentro l’area piccola, uno dei suoi gol che si vede e non si vede. L’Italia prova a crescere ma non funziona niente. Chiesa è nervoso, Scamacca sbaglia qualsiasi cosa, Frattesi e Pellegrini non trovano la posizione. A inizio secondo tempo Spalletti prova a mettere Zaccagni e Fagioli ma è un disastro. Dopo cinque minuti dall’ingresso fallo di mano dello juventino e rigore Croazia. 2-0, nessuna reazione, eliminazione secca.
La qualità ci ha rotto l’Euroc***o
Il meglio del peggio di Euro 2024: una selezione di Leonardo Salvato
Se un torneo estivo significa, implicitamente, che al calcio non c'è mai fine, questo vuol dire che anche al peggio non c'è mai fine, per cui rieccomi qui a scovare i momenti più raccapriccianti lungo tutto il continente. Se il tema è quello delle cose che non finiscono mai, un'altra di queste è l'insostenibile e involontaria inadeguatezza di Lukaku nelle competizioni internazionali, quelle in cui le occasioni sono poche e vanno tutte sfruttate, con margine d'errore praticamente nullo. Invece, come in Qatar poco meno di due anni fa (ma anche come a Istanbul circa 365 giorni fa), anche questa volta il centravanti di proprietà del Chelsea non riesce a scrollarsi l'etichetta di eroe tragico sempre (suo mal grado) nel posto sbagliato al momento sbagliato, pronto a passare alla storia, ma dal lato sbagliato. Stavolta però Lukaku può consolarsi: Doku e Bakayoko infatti decidono di tenerlo in buona compagnia: mal comune mezzo gaudio? Non lo sappiamo, ma sappiamo che per fortuna era solo la prima partita...
Nonostante tutti i loro sforzi, Lukaku e compagni non riescono a vincere neppure i "Darwin Awards" di questa prima giornata degli europei: non è infatti nessuno dei tre attaccanti dei diables rouges a essersi distinto nel tentativo di autosabotarsi nella maniera più spettacolare ed idiota possibile.
I vincitori indiscussi della categoria non possono essere altri che i cechi Jindrich Stanek e Robin Hranac, protagonisti di uno spettacolare doppio capitombolo che ha tolto le castagne dal fuoco al Portogallo, vincitore con più affanno di quanto pronosticabile alla vigilia, e privato la loro rappresentativa di un risultato tanto prestigioso quanto utile. Se sul primo gol Hranac si assume le responsabilità del tutto mettendo la firma sull'autogol del pareggio, mascherando in qualche modo l'intervento più che discutibile del portiere, sul finale del match la combinazione tra uno strano tentativo del difensore centrale che cerca di fermare il pallone provando a sedercisi sopra e uno Stanek che sembra essersi teletrasportato su un campo ricoperto di sapone piuttosto che su un manto erboso crea un siparietto che, più che ad un Europeo, ci saremmo aspettati di vedere in un film di Stanlio e Ollio.
Poteva mai mancare, in questa rubrica, un altro episodio ricorrente della serie di pasticciacci brutti sulla via della costruzione dal basso? Ovviamente no: chi siamo noi per esimerci dal guardar storto portieri e difensori troppo sicuri di sé che poi vengono banalmente puniti per la loro supponenza? Questa volta tocca a Unai Simon che, incapace di trovare qualcuno in grado di impensierirlo (vero, Scamacca & co?), per vivacizzare il suo Europeo decide di regalare il pallone ai croati dentro la propria area di rigore, costringendo Rodri al fallo da rigore. Un piano perfetto, quello di Simon, che si regala un momento di adrenalina neutralizzando poi Petkovic dagli 11 metri, oltre ovviamente a una nomination qui a catenaccio.